Monsignor Franco Ricciardi è tornato alla Casa del Padre il 12
giugno 2015 Solennità del Sacro Cuore di Gesù, nel giorno
dedicato alla santificazione del clero: un tema al quale, tra i
tanti, “don Franco” ha consacrato davvero la sua vita
sacerdotale.
Nato a Fezzano, frazione del comune di Porto Venere, in
provincia della Spezia l’11 aprile 1927, fu ordinato sacerdote
il 23 ottobre 1949, dall’allora Vescovo Mons. Giuseppe Stella,
nella Chiesa parrocchiale dei SS. Giovanni ed Agostino, alla
Spezia, che era la sua parrocchia di appartenenza. E proprio
alla Spezia si svolse il primo lungo tratto del ministero
sacerdotale di don Franco. Dal 1949 al 1971, infatti, fu Vicario
parrocchiale nella Chiesa Abbaziale di S. Maria Assunta, allora
pro-cattedrale della Diocesi, e dal 1951 al 1971 fu anche
Canonico mansionario della stessa Chiesa.
Nel 1971 venne nominato Prevosto di Lerici, ove fece l’ingresso
nei primi giorni del 1972, e lì rimase per 22 anni, fino al
1993, dando un forte impulso spirituale alla vita della
parrocchia e dedicandosi particolarmente alla pastorale
vocazionale. Negli anni della sua permanenza a Lerici sono stati
ordinati Sacerdoti 5 giovani lericini, mentre altrettante
ragazze hanno celebrato la professione religiosa. Nel 1980 aveva
promosso le solenni celebrazioni del V centenario della
venerazione a N. S. di Maralunga, culminate nella celebrazione
presieduta dal Card. Siri, arcivescovo di Genova.
A Lerici, inoltre, egli aveva ideato ed attuato con grande
saggezza la festa del quotidiano cattolico Avvenire, giunta
ormai alla 40ª edizione, che ha visto giungere a Lerici eminenti
personalità della cultura cattolica del nostro tempo, oltre a
numerosi Vescovi e Cardinali tra i quali spicca la figura del
Card. Ersilio Tonini, volto familiare ed amico per la festa del
quotidiano per molti anni.
Nel 1993 venne nominato dal Vescovo Mons. Giulio Sanguineti Pro
Rettore del Seminario diocesano, all’interno del quale, nel
biennio precedente (1991-1993) aveva svolto il servizio di
Direttore spirituale. Lasciata la guida del Seminario a don
Enrico Nuti nel 1996, riprese in quell’anno il prezioso servizio
di Direttore spirituale dei seminaristi, incarico ricoperto fino
al 2011.
A partire da quell’anno, a motivo della salute malferma, egli
fissò la propria residenza alla Casa del Clero di La Spezia. Per
molti anni don Franco è stato anche Confessore nella Chiesa di
S. Maria, facendosi apprezzare per la profonda umanità e la
grande saggezza ed il discernimento spirituale. Egli ha anche
lungamente promosso la conoscenza della spiritualità della
mistica spezzina Itala Mela, da lui conosciuta personalmente
nella comune parrocchia dei SS. Giovanni e Agostino.
Tra le sue numerose attività c’è stata anche la cura e la
direzione spirituale della Piccola Opera Regina Apostolorum,
Congregazione che ha seguito poco dopo la sua Ordinazione
Sacerdotale e verso la quale (fin dai primi anni di presenza
dell’Opera a La Spezia) ha indirizzato parecchie sue figlie
spirituali, per consacrarsi al Signore come Religiose e Oblate.
Nei primi mesi del 2015, per l’aggravarsi delle condizioni di
salute, don Franco era stato ospitato a Genova, presso il
Convitto Ecclesiastico e ricoverato negli ultimi giorni presso
la Casa di cura Villa Serena di Genova dove morì la mattina del
12 giugno.
Ci sarebbero moltissime cose da ricordare per descrivere e
delineare in profondità la figura di Don Franco, ma per ora ci
pare di poter dire semplicemente che era un grande santo nel
vero senso della parola.
Per concludere riportiamo le parole che ha pronunciato la
Superiora generale della P.O.R.A. Suor Paola Barenco prima del
funerale di Don Franco.
cattedrale di La Spezia -
15 giugno 2015
A nome della
Piccola Opera Regina Apostolorum, desidero benedire e
ringraziare il Signore per aver avuto Don Franco come assistente
spirituale della congregazione e come un vero Padre. Penso che
molte potranno riconoscersi in questo ringraziamento.
Don Franco fu dato dal Vescovo Monsignor Stella come Direttore
della Piccola Opera Regina Apostolorum nel 1949, poco dopo la
sua Ordinazione Sacerdotale. Si è preso a cuore la comunità e
in tutto ne ha condiviso gli ideali “per i sacerdoti”.
La Comunità è cresciuta con lui e lui è cresciuto con la
Comunità indicando sempre la “misura alta” della vita cristiana
e religiosa, la santità come obiettivo del nostro cammino.
Don Franco ha sofferto per le nostre incorrispondenze alla
Grazia anche se mai si è stancato e fino alla fine si è
prodigato nell'esortare all'abbandono senza riserve, alla
confidenza nel Signore, a benedire e ringraziare Dio per tutto e
non lasciare che il cuore si dissipasse nella lamentela. Sempre
ringraziare e benedire.
Aveva un fuoco che ardeva dentro di lui soprattutto per i
Sacerdoti e i Seminaristi e desiderava che anche noi vivessimo
fino in fondo la nostra vocazione come offerta costante.
Negli ultimi tempi e giorni della sua malattia il dono di sé era
sempre più evidente e quante volte abbiamo visto che quello che
chiedeva a noi e ai suoi figli spirituali lo viveva lui in prima
persona nell'imitazione di Gesù Sacerdote, vita tutta offerta al
Padre in un costante ringraziamento.
Don Franco
voleva sempre diminuire come il Battista che indica Gesù ed è
felice quando si segue Gesù e non la sua persona. Ci ha aiutato
a crescere e a camminare sempre e gioiva quando la comunità
poteva usufruire dell'aiuto di qualche altro sacerdote.
Don Franco sacerdote di Dio, innamorato della Madonna come un
bambino tra le sue braccia, uomo profondamente di Chiesa, di
unità, piccolo, umile, in una carità sconfinata che lo animava
in un continuo dono di sé.
Il giorno dopo Pasqua mi disse: “Attendo l'Ora”, l'ora della
consumazione sulla Croce.
Aveva da tempo
una corona del Rosario nel cui Crocifisso mancava un braccio
perché si era rotto. A chi gli offriva una corona nuova diceva:
“Quello che manca sono io…” e ripeteva con San Paolo: “Completo
nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo per la
Chiesa”.