La festa del Natale del
Signore, introdotta a Roma nella prima metà del IV secolo, ha
incontrato fin dall'inizio larga simpatia nel popolo cristiano.
Ma la pietà antica ha sottolineato con vigore l'aspetto
teologico, cioè l'incarnazione del Verbo-Figlio di Dio nella
nascita di un bambino dal grembo della Vergine Maria, come
inizio della nostra salvezza e partecipazione della nostra
natura alla vita divina.
È quanto si rileva anche oggi nelle orazioni e nelle letture
bibliche, sebbene quelle evangeliche non trascurino gli aspetti
umani.
Sull'umanità del Salvatore si è invece sviluppata la pietà del
Medioevo, soffermandosi sui singoli episodi in una cornice di
pii sentimenti, perfino di folclore.
La liturgia, specie dopo la riforma, aiuta a ritrovare
l'equilibrio tra i due aspetti.
Il Natale del Signore implica il riconoscimento del suo mistero
e la risposta di tutti gli uomini mediante l'accoglienza della
fede. Dal mistero centrale della nascita del Figlio di Dio si
passa a considerare la sua manifestazione al mondo con la
chiamata delle genti (Epifania), la proclamazione al Giordano
della sua figliolanza divina e investitura messianica (festa del
Battesimo), la sua vita in famiglia (festa della Santa
Famiglia). Soprattutto dopo il Natale del Signore si celebra la
sua Madre (con il titolo di Madre di Dio: 1° gennaio).
Nonostante la varietà delle celebrazioni liturgiche, uno solo è
l'evento salvifico commemorato nei suoi vari aspetti e momenti:
l'incarnazione del Signore e la sua manifestazione all'umanità.
Perciò il periodo che va dal Natale alla festa
del Battesimo del Signore (domenica dopo l'Epifania) è
giustamente chiamato tempo di Natale o natalizio.
(dal
Messale Quotidiano dei fedeli)
A Natale
lasciamoci stupire dal sorriso di Dio
dal discorso di Papa Francesco con i dipendenti della Santa Sede
L’augurio di Natale Papa Francesco lo riassume quest’anno in una parola:
sorriso. Dice che la recente visita in Thailandia gliene ha dato lo spunto,
perché in quel Paese ha incontrato “una speciale gentilezza” che gli ha fatto
pensare “al sorriso come espressione di amore e di affetto, tipicamente umana”.
Un esempio ne è il nostro atteggiamento di fronte ad un neonato a cui siamo
portati a sorridere e il cui sorriso in risposta ci dà una enorme emozione che
sa di semplicità e purezza.
Questo è avvenuto in modo unico tra Maria e Giuseppe e Gesù. La Vergine e il suo
sposo, con il loro amore, hanno fatto sbocciare il sorriso sulle labbra del loro
bambino appena nato. Ma quando ciò è accaduto, i loro cuori sono stati riempiti
di una gioia nuova, venuta dal Cielo.
Gesù è il sorriso di Dio
“Gesù è il sorriso di Dio”, perché è venuto a portarci l’amore del Padre. Il
suo messaggio è stato accolto da Maria e da Giuseppe che hanno riconosciuto nel
suo sorriso la misericordia di Dio”
Nel presepe anche noi riviviamo questa esperienza: guardare il Bambino Gesù e
sentire che lì Dio ci sorride, e sorride a tutti i poveri della terra, a tutti
quelli che aspettano la salvezza, che sperano in un mondo più fraterno, dove non
ci siano più guerre e violenze, dove ogni uomo o donna possa vivere nella sua
dignità di figlio e figlia di Dio.
“Abbiamo sempre bisogno di lasciarci rinnovare dal sorriso di Gesù” e di
lasciare che la sua bontà purifichi i nostri cuori
Portate la carezza del sorriso ai vostri cari
Sempre abbiamo bisogno del sorriso di Dio, sia nei momenti difficili, e “solo
Lui ci può aiutare”; sia quando le cose vanno bene, per non dimenticare “gli
altri che fanno fatica” e perché Lui “ci riporti al gusto della semplicità e
della gratuità”.
L’augurio del Papa a tutti per Natale è dunque quello di lasciarsi
“stupire dal sorriso di Dio, che Gesù è venuto a portare”.
“Portate questo augurio ai vostri cari a casa, specialmente ai malati e ai più
anziani: che loro sentano la carezza del vostro sorriso. È una carezza.
Sorridere è carezzare; carezzare con il cuore, carezzare con l’anima”